UTOPIA – Tommaso Moro

Thomas More, latinizzato in Thomas Morus e poi italianizzato in Tommaso Moro (Londra, 7 febbraio 1478 – Londra, 6 luglio 1535), è stato un umanista, scrittore e politico cattolico inglese. Beatificato nel 1886, è stato canonizzato da papa Pio XI nel 1935.

Tommaso Moro, umanista inglese amico di Erasmo da Rotterdam, influente statista al tempo di Enrico VII e di Enrico VIII caduto poi in disgrazia e decapitato, è noto oggi specialmente come autore dell’Utopia, opera in cui si descrive una comunità ideale posta in un’isola leggendaria. Nella Utopia un navigante e studioso, Itlodeo, comincia col dimostrare che la pena di morte contro i ladri e i vagabondi è un falso rimedio: occorre risalire alle origini, alle cause che hanno generato queste masse di miserabili che percorrono minacciosamente l’Inghilterra. Il fatto è che “le pecore mangiano gli uomini”, ossia che i grandi feudatari, in seguito allo sviluppo dell’industria laniera, cacciano i contadini dalle terre per trasformare i campi coltivati in pascoli. Questa è la causa diretta dei mali che affliggono l’Inghilterra, ma la causa delle cause sta nella divisione della società in poveri e in ricchi, divisione basata sull’istituto della proprietà privata. È dunque la proprietà privata che deve essere abolita, e al posto di essa creare una società senza classi. Questa la conclusione di Itlodeo.

Dal discorso di Itlodeo sulle cause che portano gli uomini a rubare:
“Ma non è questa la sola cosa che costringe a rubare: ve ne è un’altra, particolare a voi soli (gli Inglesi).
“E quale è mai? chiese il Cardinale.
“Le vostre pecore, dissi io, che di solito sono così miti e si nutrono di così poco, mentre ora, a quanto si riferisce, cominciano ad essere cosi affamate e indomabili da mangiarsi persino gli uomini, da devastare campi, case e città. In quelle parti infatti del reame dove nasce una lana più bella, e quindi più preziosa, i nobili, e i signori e persino alcuni abati, che pure sono uomini santi, non contenti delle rendite e dei prodotti annuali che ai loro antenati solevano provenire dalle proprietà, e non paghi di vivere nel1’ozio e fra splendori senza esser di vantaggio alcuno al pubblico, quando non siano di danno, cingono ogni terreno di steccati ad uso di pascolo, senza nulla lasciare alla coltivazione e in tal modo diroccano case e abbattono paesi, risparmiando le chiese solo perchè servano di stalla ai porci… Quando si dà tale caso… i coltivatori vengono cacciati via e, ingannati o sopraffatti dalla violenza, sono anche spogliati del proprio, ossia costretti a venderlo sotto la minaccia di ingiuste vessazioni. Insomma in un modo o in un altro quei disgraziati debbono andarsene, uomini, donne, mariti, mogli, genitori con bambini… E una volta che in breve tempo costoro, nel corso del loro girovagare, hanno speso tutto quel che loro restava, che altro resta se non rubare, per esser di santa ragione, si capisce, impiccati o andar in giro elemosinando?… La verità è che, per quanto essi si offrano di gran cuore, non c’è nessuno che li prenda a servizio. Dove non si semina, nulla resta da fare per i lavori dei campi a cui erano stati abituati. Un solo pecoraio o bovaro è sufficiente per la terra messa a pascolo, mentre per coltivarla occorrevano un tempo molte mani” …Ma se anche dovesse crescere al massimo il numero delle pecore, non per questo ne diminuirebbe il prezzo. Se non formano un monopolio nelle mani di un solo (non è uno solo il venditore), sono un oligopolio, un accaparramento di pochi, perchè generalmente son nelle mani di una oligarchia, e di una oligarchia di ricchi. Nulla costringe costoro a vendere quando non piace loro, e non piace prima di poterlo fare al prezzo che vogliono…”.
La conclusione di Itlodeo alla fine del racconto del suo viaggio:
“Esaminando dunque questi Stati (europei)… non mi si presenta altro che una congiura di ricchi i quali, sotto il nome e il pretesto di Stato, non si occupano che dei loro interessi. Essi immaginano e inventano ogni arte con cui prima di tutto conservare senza timore di perderlo, ciò che hanno disonestamente accumulato e in secondo luogo come accaparrare, al prezzo più basso possibile, ciò che con fatica producono i poveri. I ricchi stabiliscono che queste subdole disposizioni vengano osservate in nome dello stato, cioè anche in nome dei poveri, e così divengono legge!!! Ma questi immoralissimi uomini che con insaziabile cupidigia si dividono fra loro ricchezze che sarebbero bastanti per tutti, come sono lontani dalla felicità della repubblica di Utopia, ove, una volta tolto di mezzo l’uso e quindi il desiderio del denaro, di qual immenso cumulo di molestie ci si libera, quale selva di scellerataggini vien divelta sin dalle radici!”.

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Mappa dell’utopia dell’isola
Ambrosius Holbein (1494-1519)

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Immagine di copertina:
Ritratto d Tommaso Moro (1527)
Hans Holbein il Giovane (1497/1498–1543)
Frick Collection, New York City

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