LA CULTURA DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE

LA CULTURA DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE

La letteratura

Le conseguenze della guerra investirono, in maniera radicale, la cultura e le arti, recidendo alle fondamenta ciò che restava del patrimonio ottocentesco e impegnando scrittori e artisti in un’ansiosa ricerca di nuovi valori morali, di forme diverse d‘espressione. Si assiste, cosi, a una straordinaria fioritura di opere, di tendenze in ogni campo; si apre, carica di tensioni e di effervescenze, una stagione letteraria che ha ben pochi precedenti nella storia.
L’interesse preminente per le vicende della letteratura italiana durante il “ventennio” ci impediscono, naturalmente, di soffermarci a lungo su quanto l’Europa e il mondo vanno esprimendo, in fatto di cultura letteraria, nei travagliati anni del dopoguerra.

undefinedMarcel Proust nel 1900

Tuttavia non possiamo qui non ricordare, sia pure attraverso una scarna elencazione, i nomi di scrittori dei quali la cultura d’oggi continua ad esser tributaria: basti pensare al francese Marcel Proust (1871-1922) il cui capolavoro, “Alla ricerca del tempo perduto” conferì alla narrativa una nuova, moderna dimensione e l’esempio di una profonda capacità di analisi psicologica; basti pensare alla rivoluzione operata dall’irlandese James Joyce (1882-1941) con il romanzo “Ulisse“, per avere l’idea della ricchezza e varietà di temi proposti dalla nuova letteratura.

James Joyce

Nella Francia del dopoguerra, emergono le personalità discusse ma di grande rilievo di André Gide (1869-1951), di Paul Claudel (1868-1955), di François Mauriac (1885-1970); dalla Germania, dove la sconfitta aveva contribuito ad acuire la sensibilità degli uomini di cultura verso i grandi temi sociali, viene l’opera di Thomas Mann (1875-1955), uno dei più grandi narratori del nostro ”tempo, mentre nuovi orientamenti vengono affermandosi nel teatro, per merito di Bertolt Brecht (1898-1956) e di Ernst Toller (1895-1939).
L’angoscioso rapporto tra individuo e società e il tema del la tragica solitudine dell’uomo sono affrontati da Franz Kafka (1883-1924), in un’opera di grande suggestione che fa dello scrittore boemo uno degli interpreti più acuti della
coscienza del tempo.

Thomas Mann

In Spagna, dove campeggia la figura di Miguel De Unamuno (1864-1937), fiorisce la poesia misurata e intensa al tempo stesso di Antonio Machado (1875-1939) e il canto bellissimo, intimamente legato alla più profonda tradizione popolare iberica, di Federico Garcia Lorca (1899-1936).

Dall’Inghilterra, George Bernard Shaw (1856-1950) propone, con le sue commedie una satira incisiva e scintillante della società, mentre Thomas Stearns Eliot (1888-1965) si colloca al vertice della poesia britannica contemporanea.

Negli Stati Uniti si afferma la tendenza dei letterati a entrare in più vivo contatto con l’esperienza culturale europea. Emergono i nomi della cosiddetta “generazione perduta”, Francis Scott Fitzgerald (1896-1940) ed Ernest Hemingway (1898-1961), di vigorosi narratori come John Dos Passos, William Faulkner, John Steinbeck e la poesia cupa e ardita di Edgar Lee Masters ed Ezra Pound.

Dalla Russia rivoluzionaria vengono il messaggio, volto alla esaltazione del futuro, di Vladimir Majakovskij (1895-1930) e la solitaria, commossa poesia di Sergej Esenin (1895-1925). Un panorama dunque estremamente ricco, offerto da una cultura rigenerata e trasformata dalla tragica esperienza della guerra e che già sembra presagire, in ciò che esprime, la nuova e non meno drammatica svolta degli anni ’40.

 

Ernest Hemingway

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