LE PRIME SALE CINEMATOGRAFICHE

Celebre fotogramma di Viaggio nella Luna (Le voyage dans la Lune, 1902) di Georges Méliès

LE PRIME SALE CINEMATOGRAFICHE

Il successo dei film di Georges Méliès (Parigi, 8 dicembre 1861 – Parigi, 21 gennaio 1938), e dei primi produttori inglesi apre allettanti prospettive a quanti intendono cimentarsi nella nuova arte-industria.

Il francese Charles Pathé (Chevry-Cossigny, 26 dicembre 1863 – Monte Carlo, 25 dicembre 1957) trasforma la sua piccola azienda in un autentico trust che controlla la produzione della pellicola, delle macchine da presa e da proiezione e la realizzazione stessa dei film. Si affermano nuovi generi, mentre nei primi teatri di posa si formano registi, attori, soggettisti, scenografi, operatori. Ai “drammi realisti”, si accompagnano, in numero crescente, le comiche che portano alla notorietà attori come André Deed (Le Havre, 22 febbraio 1879 – Parigi, 4 ottobre 1940),
Max Linder (Saint-Loubès, 6 dicembre 1883 – Parigi, 31 ottobre 1925)(1883-1925).

Intorno al 1905 il film, già intrattenimento da fiera, si nobilita assumendo la veste di spettacolo autonomo. In America, infatti, si allestiscono, e si moltiplicano con impressionante rapidità, locali appositamente attrezzati per la proiezione dei film, i cosiddetti “nickel odeons” (1). In Europa si costruiscono sale ampie, capaci di ospitare migliaia di spettatori. La domanda di film cresce ovunque e si cominciano a produrre “storie” cinematografiche sempre più complesse. Si cimentano in questa nuova forma di spettacolo consumati attori di teatro (in Francia, ad esempio, vengono impegnati i migliori artisti della “Comedie Française”). Contro la Francia, sino allora in posizione di preminenza in questo campo, si scatena la concorrenza degli altri paesi per la conquista del mercato internazionale.

In America, Thomas Alva Edison, che aveva costruito un monopolio della produzione dei film, viene “contestato” aspramente dai proprietari dei “nickel odeons”, che si trasformano, a loro volta, in produttori: s’affacciano alla ribalta i nomi di Fox, dei fratelli Warner, di Marcus Loew e di molti altri. Questi, che si proclamano “indipendenti” in contrapposizione al trust di Edison, fanno tesoro delle esperienze che vengono dalla Francia e dall’Italia (dove, come vedremo, si dà vita ai primi “kolossal” della storia del cinema), si accaparrano i migliori attori e registi, come David Griffith (1880-1948), Thomas Inca (1882-1924), Mack Sennet (1884-1960), iniziando un’impetuosa scalata alla conquista di uno spazio non solo interno ma internazionale.

I teatri di posa si trasferiscono dalle grigie “avenues” di New York in un soleggiato e pressoché deserto sobborgo di Los Angeles, in California: Hollywood.

Personaggio di grande rilievo, in questa fase, è Griffith: egli dirige per la casa Biograph – nel periodo tra il 1908 e il 1912 – qualcosa come cento film l’anno, “esplodendo” poi nel 1915 con il famosissimo “The Birth of Nation” (La nascita di una nazione) a sfondo razzistico. Costata poco più di centomila dollari, la pellicola rese alla Biograph un utile di venti milioni di dollari. Un successo strepitoso che tuttavia non si ripeté quando Griffith diede vita a “Intolerance“, artisticamente un capolavoro, ma un vero disastro dal punto di vista finanziario.

È questo un episodio di particolare importanza nella storia del cinema: infatti, a partire da quel momento, gli spregiudicati produttori americani – ma soprattutto i loro finanziatori di Wall Street – decisero di non puntare più le loro carte sulla figura del regista, bensì, a imitazione di quanto stava avvenendo in Europa, sugli attori. Si afferma, in tal modo, un fenomeno che è insieme commerciale e di costume: il “divismo”. L’attore viene sapientemente costruito come “personaggio” anche nella vita reale, come simbolo e modello per le aspirazioni del “cittadino medio” e quindi come importantissimo strumento pubblicitario per il film cui prende parte. Un “divo” ante litteram era stato, in Europa, Max Linder. E un comico conquistò eguale fama in America, Charlie Chaplin.

(1) nickel odeons: chiamati così per il basso costo dei biglietti. Assistere al film costava infatti una monetina di nickel, cioè 5 centesimi di dollaro.

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