LE AVANGUARDIE DEL XX SECOLO

CARICA DEI LANCIERI (1916) Umberto Boccioni
Collezione di Riccardo e Magda Jucker, Milano, Italia
Collage in tempera cm 50 x 32 

LE AVANGUARDIE DEL XX SECOLO

Il volume di Mario De Micheli Le Avanguardie artistiche del secolo XX ha ritrovato nuova giovinezza e ben differente diffusione con l’uscita nella popolare Universale Economica di Feltrinelli. Il che ci sembra un fatto culturale di notevole importanza se si tiene conto che il volume rappresenta uno dei contributi fondamentali offerti dalla critica all’analisi ed all’approfondimento dell’episodio che sta alla radice dell’arte figurativa moderna. Uscito in un periodo in cui il sospetto verso un movimento pittorico cosi cifrato, estremamente soggettivizzato, aveva creato, da parte della critica dei paesi socialisti in particolare, un rifiuto vero e proprio, alcune etichette grossolane e di sbrigativa enunciazione, il saggio del critico italiano tracciò una via precisa e autenticamente marxista per l’approfondimento del fenomeno. Veniva respinta la definizione che l’Avanguardia fosse semplicemente un aspetto decadente della cultura borghese e si metteva in luce come in gran parte di essa fermentasse, al di là di una registrazione di crisi della classe egemone, uno spirito di ricerca e una tensione rivoluzionaria autentica.

Il capitolo che apre il volume, dedicato all’Unità dell’Ottocento, è la chiave di volta che regge tutta la costruzione critica successiva. In esso si sottolinea l’integrità tra individuo e società che sta alla base di tutta l’arte del secolo XX, un’integrità che il fallimento delle rivoluzioni democratiche e la scomparsa della Comune doveva portare a un punto di grave rottura. I segni della crisi appaiono evidenti, pur se in forme e con intensità differenti, in Vincent Van Gogh che rompe la matrice realista in direzione espressionista per ritrovare la verità e la lucentezza delle cose, in James Ensor, tutto chiuso in un aspro, corrosivo moralismo, in Edvard Munch che il terrore di un disancoramento dalla natura travolge. Con i miti dell’evasione, la scelta della fuga per sfuggire all’alienazione, e che ha in Paul Gauguin il suo più tipico rappresentante e come aspetti non secondari il primitivismo e il negrismo, termina la prima parte del saggio intesa a preparare e a giustificare storicamente l’avvento delle Avanguardie.

Di esse De Micheli identifica due filoni principali, l’uno che dall’Espressionismo attraverso Dada giunge al Surrealismo, l’altro che da Paul Cezanne al Cubismo e al Futurismo approda allo Astrattismo. L’analisi approfondisce dapprima l’Espressionismo che, sorto all’inizio del secolo come un movimento in antitesi al positivismo imperante, glorificazione della borghesia in ascesa, troverà la sua pagina più alta nel realismo espressionista tedesco, laddove l’artista ricostruisce la sua integrità nella lotta a fianco del proletariato, di quella classe sociale che 1e .crisi politiche dell’Ottocento avevano cacciato dal palcoscenico della storia. Nell’arco di tempo in cui opera l’Espressionismo si colloca il Dadaismo, nel quale la rivolta si realizza in chiave individualista, anarchica, e che troverà il suo sbocco, posteriormente, in soluzioni formalistiche. Con il riflusso dei grandi movimenti democratici europei del dopoguerra, ecco sorgere il Surrealismo, la traslazione, su un piano fantastico, sia figurativo che letterario, di quei sogni di rottura che il ritorno all’ordine, fascista o borghese, aveva sul piano della realtà per sempre cancellato.

Dalla posizione di critica cezanniana nei confronti dell’Impressionismo, dalla ricerca di definizione organica della materia che essa esprime, nasce, su un altro versante, il Cubismo che trova a Parigi, nelle personalità di Georges Braque, Fernand LégerPablo Picasso, le sue espressioni più alte. Se il soggettivismo espressionista o surrealista è di origine emotiva o psicologica, il Cubismo é un soggettivismo di natura mentale. Esso tende a spogliare l’oggettività delle sue forme impure e a restituircela nei suoi lineamenti più organici e razionali; ricostruisce, in sostanza, l’universo secondo una fisicità indistruttibile, in grado di formare un punto d’appoggio che resista agli incidenti della storia e delle crisi psicologiche dell’uomo. Un tentativo razionalistico che porterà fatalmente all’Astrattismo, dove il disancoramento completo della realtà si esprimerà attraverso costruzioni visive che terranno conto soltanto del mondo interiore; di esso, filoni principali appaiono quello legato all’opera di Vasilij Kandinskij, ricco di elementi emotivi, e quello d’origine rigoristica di Piet Mondrian che tende a superare passionalità e turbamenti mediante un accanito processo di spersonalizzazione. Fondamentale episodio del movimento e quello russo che ritroverà in seguito i termini della realtà con il Costruttivismo, uno degli episodi più alti dell’arte moderna,  espressione viva della Rivoluzione, che il riflusso staliniano doveva, con il suo conformismo ideologico, soffocare irreparabilmente. Accanto al Cubismo e all’Astrattismo si colloca il Futurismo, il solo movimento italiano del secolo XX che rompe i limiti del provincialismo e ripropone, con Umberto Boccioni soprattutto, i termini di un’arte contemporanea che di prepotenza tende a inserirsi nel circolo più vitale della realtà.

La seconda parte del volume raccoglie una serie di documenti assai preziosi per illuminate le ragioni di ogni singolo movimento; e in particolare ci riferiamo alle poetiche che per la prima volta appaiono in modo tanto organico. Pregio indiscutibile dell’opera è che può favorirne la più ampia diffusione e la sua leggibilità, tipica, tra tanti estensori di geroglifici, dell’autore, sicché una materia cosi complessa appare varia e piacevole come il più avvincente dei romanzi.

L’ALBERO ROSSO (1909-1910)
Piet Mondrian (1872-1944)
Gemeentemuseum Den Haag, L’Aia
Olio su tela cm 70 x 99