RITRATTO DI MUSICO – Leonardo da Vinci

RITRATTO DI MUSICO (1485 circa)
Leonardo da Vinci
Olio su tavola cm 44,7 × 32
Pinacoteca Ambrosiana, Milano
Questo ritratto risale ai primi anni di Leonardo a Milano. In quella città, presso la corte di Ludovico il Moro, il pittore era giunto proprio in qualità di musico e inventore di uno strumento strano e originale di cui fare dono al duca: una lira a forma di teschio di cavallo. Si trattava di una lira da braccio, da suonare con un archetto, e sappiamo che Leonardo eccelleva proprio nell’uso di questo strumento con il quale si accompagnava improvvisando nel canto e nella recitazione di testi poetici.

A proposito del talento naturale di Leonardo per la musica Giorgio Vasari riferisce infatti che “Dette alquanto d’opera alla musica, ma tosto si risolvé a imparare a sonare la lira, come quello che da Ia natura aveva spirito elevatissimo e pieno di leggiadria, onde sopra quella cantò divinamente all’improvviso”.
Nei suoi scritti Leonardo elogia le qualità della musica che corrispondono a quelle, legate ai concetti di armonia e proporzione, indispensabili anche per la composizione pittorica.
È in questi termini che formula la sua definizione del rapporto fra le due arti: “la musica non è da essere chiamata altro che sorella della pittura […] compone armonia con le congionzioni delle sue parti proporzionali…”.

La musica è però solo una sorella minore rispetto all’arte privilegiata da Leonardo, la pittura, che invece si distingue e “signoreggia”, dichiara lui stesso, “perché essa non more immediate dopo la sua creazione, come fa la sventurata musica, anzi, resta in essere…”.

Ecco quindi il ritratto, capace di preservare l’effigie della persona oltre i limiti imposti dalla natura e dal tempo.
Nel tentativo di riconoscere l’identità del musico rappresentato da Leonardo è stato fatto, fra gli altri, il nome di Josquin des Prez, musicista francese alla corte del Moro.
Un’altra supposizione riguarda Franchino Gaffurio, autore del trattato intitolato Angelicus ac diuinum opus a cui farebbe riferimento la scritta frammentaria CANT[UM] ANG [ELICUM], decifrabile sullo spartito musicale riprodotto da Leonardo. Il Gaffurio, che fu maestro di Cappella del Duomo di Milano fin dal 1484, aveva però quasi quarant’anni all’epoca in cui fu eseguito questo ritratto.
Leonardo potrebbe, invece, avere qui raffigurato il ventenne Atalante Migliorotti che era stato inviato insieme a lui da Firenze per l’ambasceria musicale a Ludovico il Moro promossa da Lorenzo il Magnifico. Di Atalante si dice che avesse imparato l’arte di suonare la lira proprio da Leonardo. E Leonardo, a sua volta, aveva ritratto il viso dell’allievo musico in un disegno di cui dà notizia fra le sue carte menzionando “una testa ritratta d’Atalante che alzava il volto”.
In passato la mano che regge il cartiglio con lo spartito musicale era stata ricoperta da una ridipintura. Questa aveva sovrapposto alla mano Ie campiture di colore della veste, riprendendo cioè il tono nero dell’abito e la tinta ocra delle due fasce verticali della stola non finita.
Solo agli inizi del Novecento un restauro riportò alla luce il particolare fondamentale con il cartiglio che connotava il personaggio come musico. Il dipinto tornava così a testimoniare l’intenzione da parte di Leonardo di alludere, attraverso la pittura, a quell’arte “sorella” minore, la musica.
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