MADONNA BENOIS (1478 circa) Leonardo da Vinci Museo dell’Ermitage – San Pietroburgo Tela cm. 48 x 31 |
Il dipinto può essere identificato con una delle due opere raffiguranti Madonne che Leonardo cominciò a dipingere a Firenze nel 1478; una circostanza di cui dà notizia lui stesso annotando: “…dicembre 1478 inchominciai le 2 Vergini Marie”.
A differenza della tipologia tradizionale della Madonna in piedi, a cui appartiene ancora la Madonna deI garofano, qui la giovane madre si dispone in un atteggiamento molto più familiare: il fulcro della rappresentazione è nel rapporto affettuoso che la lega al Bambino seduto nel suo grembo. E la portata innovativa di questo piccolo dipinto sta proprio nell’intimità. che circola fra le due figure. Non a caso Leonardo riprenderà la stessa posizione della gamba in diagonale panneggiata d’azzurro, più di trent’anni dopo, per la Madonna che tende le braccia verso il figlio nel dipinto della Sant’Anna (1510; Parigi, Louvre).
Ma qui lo scambio degli affetti sta nel sorriso accennato della giovane madre di cui Leonardo riesce a cogliere l’emozione sospesa. Si attua in questa figura una chiara trasposizione degli studi su quelli che Leonardo chiamerà i “moti dell’animo” e il dipinto, in questo senso, anticipa l’Adorazione dei Magi.
Essendo oggi perdute quelle “teste di femine che ridono” modellate in scultura dal giovane Leonardo, l’esempio della Madonna Benois rende visibile in pittura proprio la sua ricerca di quell’espressione che forse qui è fissata per la prima volta in un dipinto: il sorriso delicato si esprime negli occhi vivaci e nella bocca appena dischiusa che lascia intravedere i denti.
Il bambino è intento nell’osservazione dell’oggetto che viene sottoposto alla sua attenzione, con una mano si appoggia a quella della madre, come per volerla tener ferma, mentre con l’altra afferra incuriosito la piccola pianta tra le dita.
In questo caso il fiore bianco che la Madonna porge al figlio è la crucifera, riconoscibile come simbolo della Passione, ma la valenza simbolica della scena rappresentata, che allude dunque al sacrificio di Cristo, convive nel dipinto con la spontaneità e la naturalezza che Leonardo conferisce alle due figure.
La Madonna che tiene in grembo il Bambino è rappresentata in un ambiente chiuso e spoglio; dalla piccola apertura sullo sfondo si scorge solo una porzione di cielo luminoso.
Attraverso le indagini scientifiche sul quadro è emersa la prova che la finestra si apriva su una veduta di paesaggio, poi coperta in un secondo tempo probabilmente perché rimasta incompiuta. In ogni caso le figure, collocate in un interno domestico, sono sprofondate nell’ombra e acquistano rilievo in virtù della luce diretta che le investe dall’alto. Qui Leonardo inizia a concepire l’opera come sperimentazione dei fenomeni ottici che si manifestano in rapporto alle figure, secondo un concetto che svilupperà nelle pitture eseguite a Milano.
Per le sue caratteristiche innovative di unità e vivacità, il dipinto ebbe subito una grande fortuna fra i contemporanei e divenne il modello di riferimento per una serie di Madonne col Bambino. Ne esistono copie realizzate da vari pittori fra cui quella di Filippino Lippi alla Galleria Colonna di Roma.
Altre repliche si diversificano in alcuni punti ma rivelano chiaramente il rapporto con l’invenzione di Leonardo; una di queste, oggi a Dresda, fu dipinta da Lorenzo di Credi, anche lui allievo del Verrocchio.
È stata proposta l’ipotesi di considerare per quest’opera una committenza medicea a causa della sua datazione a ridosso del 1478, l’anno della Congiura dei Pazzi nella quale venne ucciso Giuliano de’ Medici, fratello di Lorenzo il Magnifico. Nel Bambino che stringe la pianta allusiva del martirio, Leonardo potrebbe avere raffigurato Giuliano, figlio di Lorenzo il Magnifico, nato nel 1479 e chiamato con il nome dello zio per celebrarne la memoria. Se così fosse, Leonardo avrebbe ritratto, in questo neonato, proprio quel Giuliano de’ Medici che, quasi trentacinque anni dopo, lo avrebbe chiamato presso di sé a Roma e al cui servizio Leonardo sarebbe rimasto circa tre anni, prima di risolversi a partire per la Francia, immediatamente dopo la morte di lui avvenuta nel 1516.
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