ANNUNCIAZIONE – Leonardo da Vinci

 

ANNUNCIAZIONE (1472-1475 circa) Leonardo da Vinci
Galleria degli Uffizi, Firenze
Olio e tempera su tavola cm 98 × 217
È la prima opera di dimensioni considerevoli eseguita da Leonardo che qui si trova ad affrontare i problemi dell’organizzazione generale di un dipinto e della disposizione delle figure nello spazio. Era nel convento di San Bartolomeo a Monteoliveto e fu successivamente trasferita agli Uffizi nel 1867.

Leonardo la eseguì poco più che ventenne; infatti, è un opera in cui si riscontrano molti aspetti che fanno riferimento al suo apprendistato nella bottega del Verrocchio.
Esistono alcuni studi preliminari in cui Leonardo delinea, con grande accuratezza, i panneggi delle figure che avrebbe poi trasferito in questa pittura. Gli studi si riferiscono a una precisa pratica di bottega e venivano realizzati con una tecnica molto raffinata a punta di pennello su tela di lino.
La varietà dei dettagli naturalistici che caratterizza la rappresentazione del prato fiorito è un altro elemento mutuato dagli insegnamenti del Verrocchio.
Un analoga precisione descrittiva è riservata anche alla base marmorea del leggio della Vergine. La ricca decorazione a bassorilievo con volute e motivi floreali ricorda le elaborate realizzazioni scultoree sempre del Verrocchio, in cui l’estrema precisione della definizione fa pensare al lavoro di cesello dell’orafo. Inoltre, il particolare del leggerissimo velo trasparente, che cade oltre il leggio sfiorandone la maestosa base marmorea, ha il carattere di una dimostrazione.
Si riferisce, infatti, alla capacità di fingere in pittura le consistenze dei materiali più diversi.
Proprio in alcuni punti del bassorilievo ornamentale, e anche sulle dita della mano destra della Vergine, sono state riconosciute le tracce delle impronte digitali lasciate da Leonardo.

In alcune opere giovanili come questa, e anche nel Battesimo di Cristo e nel Ritratto di Ginevra Benci, le impronte digitali testimoniano del fatto che Leonardo era solito intervenire sullo strato pittorico con l’aiuto delle dita per modulare ancora meglio gli effetti che voleva ottenere.

Oltre alla raffinata tecnica sperimentata nell’esecuzione delle singole parti, Leonardo deve però affrontare la costruzione d’insieme dell’opera. Naturalmente il leggio, il pavimento, l’architettura sono delineati secondo i principi della prospettiva lineare, come insegnava la tradizione pittorica del Quattrocento fiorentino. Ma all’interno dell’impianto prospettico si riscontrano delle incertezze, come quella nella zona scura che sta tra le bugne angolari dell’architettura e l’unico albero sulla destra.  A ben guardare poi, all’interno di questa rigorosa costruzione in base alla quale i vari elementi sono dislocati nello spazio, salta agli occhi una anomalia.

L’irregolarità che non si iscrive nello schema è costituita dal braccio destro della Vergine proteso in avanti. La Vergine è seduta in una posizione troppo arretrata rispetto al leggio. Da lì non può raggiungere il margine sinistro del libro e sfogliarne le pagine con la punta delle dita della mano destra.

Si tratta allora di un errore da parte del giovane Leonardo che non ha ancora raggiunto una perfetta padronanza dei suoi mezzi? Oppure, secondo un ipotesi diversa, la deformazione apparente sarebbe in realtà intenzionale, e anzi studiata apposta per funzionare guardando la pittura da una posizione di scorcio? Quest’ultima tesi implica il fatto che Leonardo conoscesse il luogo esatto in cui il dipinto sarebbe stato collocato e ne prevedesse, quindi, la visione obbligata da un punto di vista non frontale.

In realtà, al di là di ogni singolo dettaglio, Leonardo riesce a dare unità compositiva alla rappresentazione in una forma del tutto nuova, superando i confini della prospettiva lineare con l’invenzione della prospettiva atmosferica. Alla nitidezza estrema degli elementi osservati in primo piano corrisponde la foschia del paesaggio che traspare in lontananza attraverso lo spessore dell’aria. La luminosità diffusa lascia intravedere una città che si affaccia sull’acqua, il porto, le imbarcazioni, una vita lontana sotto alte montagne quasi invisibili. E il senso di questa profondità indefinita, resa visibile dall’aria come mezzo si riverbera sulle figure e sul momento pregnante in cui vengono fissate dalla pittura.
Il gesto dell’angelo attraversa lo spazio orizzontalmente fino ad arrivare alla mano della Vergine alzata ad accoglierlo. I due personaggi comunicano fra loro con lo scambio e la corrispondenza dei gesti e degli sguardi.
È proprio al concetto dell’annunciare che Leonardo fa riferimento quando definisce la necessità di esprimere le intenzioni e i pensieri attraverso gli atteggiamenti e i gesti delle figure, ovvero “che i movimenti sieno annunziatori del moto dell’animo…”.
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