SAN GEROLAMO (1480-1482 circa)
LEONARDO DA VINCI (1452–1519)
Pinacoteca vaticana, Roma
Tavola cm 103 x 75
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Il dipinto, non finito, rappresenta San Gerolamo semi inginocchiato che in atto di penitenza si colpisce il petto. Davanti a lui, di spalle, è un leone, suo leggendario compagno. Il personaggio è in un paesaggio deserto dove rocce verticali e orizzontali, scalandosi in secondo piano fra le nebbie e le ombre, danno all’immagine un senso di profondità illimitato e vivaci contrasti luminosi. Leonardo era d’altronde solito costruire le proprie composizioni creando effetti di “chiaro su scuro su chiaro” senza ricorrere alla linea di contorno netta e precisa come facevano i fiorentini, quali Botticelli e Pollaiolo.
Nell’opera risalta in particolare il santo nella posa ben giocata fra gambe e braccia alternativamente tese o rivolte verso il busto. Il volto, inondato dalla luce, è un ritratto dal vero studiato a fondo nei lineamenti, nei segni della sofferenza fisica e interiore. Se dunque il quadro è accostabile all’Adorazione dei Magi degli Uffizi (circa 1480-1482), il volto dell’uomo sembra anticipare le vivaci espressioni degli apostoli nel Cenacolo a Milano, dove l’artista si trasferì verso il 1482.
Inoltre il rapporto calcolatissimo fra la figura umana e il paesaggio circostante prepara alla Vergine delle rocce del 1483 circa. Evidenti sono comunque i riferimenti fiorentini. Per esempio il volto del santo pare una sottile e personale interpretazione della Trinità di Andrea del Castagno alla Santissima Annunziata, mentre l’attenzione insistita all’anatomia e alla prospettiva richiama le esercitazioni che si effettuavano nella bottega del Verrocchio.
Appartenuta alla pittrice Angelica Kauffmann, l’opera incompiuta passò nella collezione dello zio di Napoleone, il cardinale Fesch. Pio IX acquistò il dipinto per la Pinacoteca Vaticana fra il 1846 e il 1857, probabilmente dagli eredi del cardinale. La critica non ha mai messo in dubbio l’autografia del San Gerolamo, anche se non si conosce una documentazione sicura del quadro, databile secondo considerazioni stilistiche fra il 1481 e il 1482.
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Andrea del Castagno, Trinità e Santi, Firenze, chiesa della Santissima Annunziata
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